Abbiamo già visto che cos’è la resilienza e abbiamo analizzato il suo significato in psicologia. Ci siamo anche soffermati su come chi ha vissuto più difficoltà ha sviluppato maggiormente questa caratteristica così importante per vivere al meglio ed essere felici. In questo articolo voglio invece spiegare come allenare la resilienza e diventare più forti emotivamente.
Si può allenare la resilienza?
Il primo punto che voglio chiarire riguarda lo sviluppare la resilienza, si può aumentare? Si può allenare?
La risposta è ovviamente positiva, la resilienza, come ogni altra caratteristica psicofisica, si può allenare anche senza dover vivere brutte esperienze. Di solito infatti sono proprio queste ultime a rendere più forti le persone. Ci sono dei trucchi per diventare più forti dal punto di vista psicologico che funzionano proprio come un allenamento in palestra.
Allenare la resilienza giorno per giorno
È inutile aspettare eventi negativi per aumentare la forza emotiva. Molta gente diventa resiliente perché incappa in eventi disastrosi che hanno ripercussioni, a volte anche pesanti, sulla loro vita ma c’è dell’altro.
La resilienza è fortemente legata alla self-regulation, quella caratteristica che i filosofi definiscono forza di volontà, cioè la capacità di “tenere duro” anche di fronte alle avversità più ardue da superare.
La vita ci offre, se noi lo permettiamo, moltissime occasioni di autoregolarsi, di porsi obiettivi anche nell’immediato o nel breve periodo.
Anche il semplice imporsi degli orari e rispettarli è un metodo efficace per allenare la resilienza. Una cosa è rispettare orari imposti da altri, come l’orario di lavoro o le scadenze delle bollette, un’altra è gestire il proprio tempo libero in maniera ottimale stabilendo degli orari e delle priorità.
Andare ad allenarsi con regolarità, smettere di coltivare cattive abitudini, smettere di fumare, cercare di limitare comportamenti poco fruttuosi, etc., sono tutti esempi di come si può allenare la resilienza e avere successo nella vita.
Anche l’imporsi di uscire dalla comfort zone è utile per ottenere i medesimi risultati.
Imporsi delle regole per mantenere alta la concentrazione
Tutti i meccanismi di autoregolamentazione descritti sopra hanno un aspetto in comune che li rende assai più importanti di quello che si pensa. Infatti quando si parla di imporsi delle regole da rispettare, imporsi di fare alcune cose e di evitare di farne altre, si coinvolge nell’atto cognitivo, o per meglio dire si attiva, la medesima zona del cervello, ovvero quella deputata all’attenzione.
Di questi tempi mantenere alta la concentrazione è sempre più difficile. Siamo bombardati in continuazione da informazioni di ogni genere. I social e i media di qualsiasi genere diventano un riempitivo costante dei nostri momenti tanto da farci dimenticare le nostre priorità.
Dopo una giornata di lavoro o studio si è stanchi, non solo a livello fisico ma spesso anche cognitivo. Lo stress da lavoro e la stanchezza che esso genera sono legati al sovraccarico di dati che giungono al cervello. Nel momento in cui, magari per rilassarsi un po’, si comincia ad andare sui social, a chattare, a scorrere Instagram o magari a vedere qualche live su Twitch, si continua a bombardare il cervello di ulteriori informazioni. Tutto questo aggrava il sovraccarico di informazioni che però genera rilascio di dopamina, un neurotrasmettitore che genera piacere e soddisfazione. Per esempio quando si legge un meme divertente, o si partecipa a una discussione su Facebook.
Anche il ricevere mi piace, like, messaggi e in generale tutte le interazioni che avvengono online sprigionano il rilascio di dopamina. Essendo questo neurotrasmettitore legato al piacere di incorre in un circolo vizioso che genera dipendenza. In questo caso di parla di dipendenza dai social.
Bisogna essere realisti, oggi come oggi è del tutto inutile, nonché quasi demenziale, pensar di fare a meno di usare il cellulare o vietare ai propri figli di usarlo. Occorre, come in tutte le cose, trovare il giusto equilibrio.
Alcune volte basta l’imporsi di non utilizzare il cellulare per mezz’ora, il tempo di finire l’attività che si sta facendo. Per esempio: “fino a quando non finisco questo capitolo del libro di storia non controllo i social” oppure “fino a quando non finisco questa relazione per il capufficio non vado a controllare le e-mail“, eccetera.
Tutto questo per mantenere la concentrazione che a sua volta influisce sulla consapevolezza e quindi sulla resilienza. Tra l’altro la consapevolezza è uno dei principi cardine del buddhismo.
Evitare di reprimere le emozioni negative
Le emozioni sono dei processi decisionali accelerati. Un’emozione non è altro che il modo che ha il nostro subconscio per avvertirci di qualcosa che la nostra ragione, il nostro Io, non riesce ad afferrare. Le emozioni sono spesso un campanello di allarme.
Spesso ignoriamo questi segnali che il nostro subconscio ci invia e tendiamo a coprirli con attività che ci danno soddisfazione. Questo accade quando una persone che si sente, per esempio, triste o insoddisfatta si metterà a mangiare, giocare col cellulare, guardare la TV o fare altro che comunque lo distrae, in maniera non sana, dal suo malessere. In questo modo questa persona non supererà mai ciò che gli causa infelicità e non uscirà mai dal suo stato emotivo che diventa cronico, diventa parte della persona e può portare verso la depressione.
Il tutto può essere innescato anche da una sciocchezza, anche una giornata andata male sul posto di lavoro può generare malessere cronico se non si riescono a gestire le emozioni.
Affrontando le proprie emozioni si può diventare più resilienti.
La resilienza non è una dote innata e per acquisirla non bisogna per forza passare brutti momenti. Con l’impegno e la perseveranza puoi diventare una persona più forte, la persona che hai sempre voluto essere.