Molte persone non bevono latte perché intolleranti al lattosio. Da diversi anni sono disponibili in commercio diversi tipi di latte senza lattosio che permettono anche a chi è intollerante di bere latte.
L’intolleranza al lattosio, diffusa nella maggior parte della popolazione mondiale, è al centro di diverse argomentazioni a volte anche abbastanza controverse.
Così come per la celiachia. anche l’intolleranza al lattosio vede svilupparsi attorno ad essa numerose discussioni in merito, soprattutto, al fatto che il latte fa male.
Bere latte fa male
Il fatto che il latte faccia male è un mantra che viene ripetuto da millenni.
Basti pensare alla famosa frase di Ippocrate di Coo:
“Per ognuno il latte della propria specie è di beneficio, ma quello di altre specie è dannoso.”
Quest’affermazione è avvallata dal fatto che circa due terzi della popolazione mondiale non è in grado di digerire adeguatamente il latte.
Che cos’è il lattosio?
Il lattosio è uno zucchero tipico del latte. Esso è composto da glucosio e galattosio.
Ma perché si è intolleranti al lattosio?
Per poter digerire bene il latte è necessario che si possegga, all’interno dell’intestino, un determinato enzima: l’enzima lattasi.
Il compito di questa proteina è scindere il lattosio nei suoi componenti più semplici: glucosio e galattosio. Questo processo rende il lattosio digeribile e assimilabile.
Il lattasi è molto presenti nei neonati di ogni mammifero per ovvi motivi.
Al termine dello svezzamento la produzione di questo enzima cala lentamente fino a scomparire, negli essere umani, intorno ai 5 anni di età.
Quando gli adulti che non hanno più il lattasi bevono latte questo passa senza essere processato attraverso l’intestino e arriva ai nostri batteri intestinali. Il nostro microbiota lo metabolizza producendo però gas, causa di flatulenze.
Il lattosio non correttamente metabolizzato ha effetto osmotico, cioè richiama acqua. Ciò causa diarrea, costipazione, flatulenza e altri spiacevoli effetti indesiderati.
Però non tutti sono intolleranti al lattosio.
Perché solo alcune persone sono intolleranti al lattosio e altre no?
Nel mondo esistono molte persone che riescono a digerire bene il latte. Queste persone hanno ancora all’interno dell’intestino l’enzima lattasi. In questi casi si parla di persistenza del lattasi.
Queste persone non hanno smesso con il tempo di produrre lattasi poiché qualcosa non ha spento l’interruttore relativo alla sua produzione.
Il fatto curioso è che la capacità di produrre il lattasi non è diffusa in maniera uniforme nel mondo ma è specifica di alcuni luoghi. Ciò ha fatto sorgere diversi interrogativi riguardo al fatto che sia l’ambiente (la dieta, le tradizione, le abitudini alimentari) o la genetica a influire sulla produzione di questa proteina.
Ci sono paesi, come la Scandinavia, in cui più del 90% della popolazione produce ancora lattasi e regioni, come la Sardegna in cui solo il 15% delle persone è in gradi di digerire il lattosio.
Questa variazione può essere notata anche in aree diverse dello stesso stato, ad esempio in India, a nord la percentuale di adulti che produce lattasi è del 63% mentre a sud solo del 23%.
Tra i nativi americani e in Asia la produzione di lattasi è praticamente assente, ecco spiegato perché nella cucina orientale sono assenti latte e latticini mentre è presente una variazione dell’alimento, il latte di soia.
Sono le abitudini alimentari o la genetica a scatenare l’intolleranza al lattosio?
Se si beve tanto latte non si diventa intolleranti? L’intolleranza al lattosio è dovuta a un gene? Genetica o ambiente?
A queste domande hanno cercato di rispondere, nel corso del tempo, diversi ricercatori e scienziati attraverso studi appositi, condotti anche su gemelli.
Una delle ipotesi più accreditate tempo fa era che chi beve tanto latte non diventa intollerante perché continua a produrre lattasi proprio a causa della sua dieta ricca di lattosio.
Agli inizi degli anni settanta in Finlandia una serie di studi dimostrò che c’era un gene specifico che era deputato alla regolazione della produzione del lattasi. Questo fatto venne ulteriormente confermato da degli studi condotti sui gemelli. Quest’ultimo tipo di studi è molto importante perché consente di far capire se una determinata caratteristica sia o meno influenzata dall’ambiente, abbia origini genetiche o entrambe le cose in diversa percentuale.
Nel 2002 uno studio condotto in Finlandia trovò una mutazione genetica presente nella maggior parte della popolazione e responsabile della persistenza del lattasi. In seguito si scoprì che quella stessa mutazione genetica era presente anche in tutti gli individui, sparsi per in Europa e Asia, che erano in grado di digerire il latte. In seguito, nel 2007, mutazioni diverse ma con lo stesso effetto furono invece trovate nella popolazione africana.
Si tratta di mutazioni diverse risalenti a periodi storici diversi. Questo però fece notare una correlazione tra produzione di lattasi e usanze e abitudini delle popolazioni. Si notò che la produzione dell’enzima era più elevata in quelle popolazioni con una tradizione di pastorizia e allevamento mentre era assente in quelle popolazioni, magari vicine, che però erano più dedite ad altre attività quali ad esempio caccia o pesca.
Alcuni dati
Alcuni dati rendono più comprensibile queste affermazioni. In Ruanda in 92% dei Tutsi, allevatori da generazioni, produce il lattasi mentre popoli nei popoli più vicini, più dediti alla caccia, la percentuale scende allo 2%.
Tra le popolazioni beduine e le popolazioni a loro vicine che non allevano animali si ha una differenza percentuale simile, tra i primi circa il 76% dell persone produce lattasi mentre tale percentuale si assesta intorno al 23% nelle popolazioni vicine.
Le origini del lattasi
Le non omogenea distribuzione dell’intolleranza al lattosio e la sua correlazione con la storia dei popoli ha spinto i ricercatori a chiedersi come mai siano nate le differenze riscontrate durante gli studi.
Per rispondere a questo quesito bisogna prima fare un po’ si storia.
Quando il latte animale è entrato nella dieta umana?
Diversi ritrovamenti archeologici fanno risalire le origini dell’uso di latte animale come alimento intorno al 10.500 avanti Cristo in Anatolia, l’attuale Turchia.
A quel periodo risale un grande cambiamento nelle abitudini dei nostri avi che da nomadi diventano stanziali. In quel periodo essi iniziano ad addomesticare animali e piante. In particolare vengono addomesticate pecore, capre e bovini. Inizia anche la produzione di latte.
Circa 9000 anni fa l’allevamento si diffonde in Europa, partendo dalla Grecia e passando per i Balcani. Da quel momento in poi la diffusione sarà continentale.
In Africa la pratica dell’allevamento arriva solo qualche millennio più tardi, si parla di circa 7000 anni fa.
Nel resto del mondo si cominciano ad addomesticare vari tipi di animali per ricavarne latte. Nella valle dell’Indo gli zebù vengono addomesticati 8000 anni fa mentre il bufalo d’acqua viene addomesticato 4.500 anni fa.
In Asia le popolazioni del luogo iniziano ad allevare asini per ricavarne latte dal potere altamente nutriente 6000 anni fa.
In tibet, 4500 anni fa, si inizia ad addomesticare lo yak.
Le popolazioni dell’Asia Centrale iniziano ad allevare cammelli circa 5000 anni fa, mentre i dromedari verranno addomesticati solo 2000 anni dopo, in Arabia.
Le renne furono gli ultimi animali ad essere stati addomesticati, circa 2500 anni fa.
Possiamo affermare che la pratica dell’allevamento si comincia a diffondere tra i 10.000 e i 5.000 anni fa.
I nostri antenati digerivano il lattosio?
Le diverse analisi condotte sul DNA antico che siamo riusciti a recuperare mostrano come al tempo in cui l’uomo si cominciava a dedicare alla pastorizia in nessuna parte del mondo l’enzima lattasi era prodotto dagli adulti. Quindi i nostri antenati non digerivano il latte animale.
Le analisi condotte su Oetzi, la mummia del Similaun, ci dicono che quell’individuo non era in gradi di digerire il lattosio.
A questo punto è lecito chiedersi: perché i nostri antenati allevavano animali se non potevano berne il latte?
Molto probabilmente il latte non era al tempo un prodotto di grande consumo, o almeno esso non veniva consumato in maniera diretta. Si pensa che i nostri antenati lo usassero per produrre altri alimenti derivati come burro, formaggio o altri prodotti fermentati di vario genere più facili da conservare e trasportare. Il formaggio dura molto di più del latte e si può conservare con più facilità.
Una delle caratteristiche più importanti dei trattamenti che il latte riceve è che essi abbassano il contenuto di lattosio. Burro, yogurt, formaggi freschi e stagionati hanno un ridotto contenuto di lattosio. Ciò permette anche a chi è intollerante di poter cibarsi di questi alimenti.
Quando è avvenuta la mutazione che ha permesso agli adulti di produrre lattasi?
Abbiamo capito che nell’antichità gli esseri umani non riuscivano a digerire il latte. Tuttavia oggi molte persone riescono a bere latte senza avere problemi, come è possibile?
Quello che è successo in questi millenni si spiega con l’evoluzione. Uno studio del 2009 ha stabilito che intorno ai 7.500 anni fa una mutazione genetica fece la comparsa tra L’Europa e i Balcani. Tale mutazione permetteva anche agli adulti di poter bere latte. Mutazioni simili avvennero anche in Africa, ma in epoca più recente.
Occorre ricordare che le mutazioni evolutive avvengono senza alcun tipo di finalismo, esse compaiono in maniera casuale e poi è l’ambiente che fa si che esse si diffondano a seconda che le loro caratteristiche siano o meno vincenti dal punto di vista evolutivo.
Per capirci: non è stato il consumo di latte ad aver causato la mutazione.
La mutazione, probabilmente comparsa in un villaggio di allevatori, ha dato la capacità di digerire il lattosio ad alcuni adulti. Questo ha fatto che questi individui avessero un vantaggio evolutivo sui loro contemporanei poiché chi beveva latte aveva meno problemi di salute, una dieta che apportava più nutrienti, meno malattie e figli che vivevano più a lungo. Questo ha permesso che gli individui portatori della mutazione di riproducessero di più rispetto a chi invece non riusciva a digerire il lattosio.
Se la mutazione fosse apparsa (come forse avvenne parallelamente) in una comunità di pescatori o cacciatori essa non si sarebbe diffusa perché in quegli ambiente non si consumava latte e perciò essa non avrebbe conferito alcun vantaggio evolutivo ai suoi portatori.
Che vantaggi dà bere latte?
Abbiamo capito che la possibilità di bere latte da adulti ha donato qualche tipo di vantaggio ai nostri antenati. Ma che tipo di vantaggio dà bere latte da adulti?
Ancora non tutte le meccaniche relative alla diffusione della mutazione relativa alla produzione dell’enzima lattasi da parte degli adulti sono chiare.
Il latte è una bevanda molto nutriente, ricca di proteine, grassi, calorie, sali minerali e acqua.
Se un popolo che ha difficoltà a trovare cibo ha la possibilità di introdurre nella propria dieta un alimento come il latte ne trarrà enormi benefici. Questo è abbastanza chiaro se si parla di popoli che abitano regioni poco fertili o desertiche come quelle presenti nell’area geografica africana. Bere latte senza avere diarrea, che a volte può essere letale, è senz’altro un vantaggio evolutivo di non poco conto.
Diffusione dell’intolleranza al lattosio
Diversi punti che riguardano la diffusione dell’intolleranza al lattosio sono avvolti dal mistero. La diffusione non omogenea della persistenza del lattasi è un argomento ancora ampiamente dibattuto.
Non è chiaro, per esempio, come la persistenza del lattasi abbia contribuito a migliorare la vita di popolazioni, come quella scandinava, che non avevano gli stessi problemi delle popolazioni africane. Si ipotizza che il vantaggio evolutivo consistesse in un maggiore assorbimento di calcio, tuttavia si tratta solo di ipotesi non confermate.
Un altro punto poco chiaro ai ricercatori è come mai in alcune popolazioni che hanno una ricca tradizione pastorizia, come le popolazioni della Mongolia, non si sia diffusa la persistenza del lattasi.
Esistono anche alcune zone, come ad esempio la Somalia, in cui le persone non hanno la persistenza del lattasi ma riescono ugualmente a bere latte senza avere problemi. Si pensa che questo sia dovuto al loro mibrobiota ma non si sa con certezza.
Punto fermo degli studi sulla persistenza del lattasi è che essa si sia diffusa anche grazie all’introduzione delle tecniche di pastorizia e di lavorazione del latte. Questo è un ottimo esempio di teoria dell’evoluzione di Darwin.
Alcune mutazioni genetiche sono state selezionate in relazione a un comportamento umano, cioè la pastorizia. Queste mutazioni hanno portato a un incremento del consumo di latte e latticini il quale ha apportato notevoli vantaggi evolutivi.
Bere latte è innaturale?
Quello che ci si potrebbe chiedere è: bere latte è naturale?
Questa domanda ha una risposta molto breve quanto logica.
Per chi possiede il “dono” della persistenza del lattasi bere latte è naturale. Non c’è nulla che vada contro natura nel bere latte. Se bevendo latte non si hanno effetti collaterali e non si incorre in spiacevoli conseguenze non vedo dove sia il problema.
Per chi non è in grado di digerire il lattosio esistono molti prodotti in cui l’enzima lattasi è stato fatto agire prima e che quindi risultano privi di lattosio. Niente di innaturale poiché tale trattamento, per quanto sia artificiale, attua un meccanismo già presente in molte persone e fa in modo che anche chi non riesce a digerire il lattosio possa bere latte.
Una cosa simile avviene durante la preparazione di latticini come i formaggi. I formaggi durante la stagionatura perdono il loro contenuto di lattosio grazie all’azione di diversi enzimi e questo permette che essi vengano consumati da tutti.