Questa abitudine, a dire il vero molto diffusa, nasce dal fatto che c’è un’altrettanto diffusa idea che un residuo fisso alto possa fare male. Questo è anche il motivo per cui molta gente preferisce acquistare acqua in bottiglia piuttosto che utilizzare l’acqua del rubinetto.
Quindi, per chiarire meglio le idee a riguardo, partiamo dall’inizio.
Cos’è il residuo fisso?
Il residuo fisso non è altro che la quantità di sostanze che rimane dopo aver fatto riscaldare un litro di acqua fino a 100 °C fino a un peso costante e poi facendolo ulteriormente riscaldare fino a 180 °C fino a un altro peso costante.
In questo modo vengono eliminati sia alcuni sali di ammonio tra i più volatili che molte sostanze organiche. Vengono eliminati anche i bicarbonati che a 180 °C diventano carbonati.
Quello che rimane sono i sali minerali contenuti nell’acqua in questione. Rimangono i solfati, i cloruri, il calcio, il magnesio, il sodio, il potassio, etc…
Noi non siamo lavastoviglie
Le sostanze che compongono il residuo fisso sono tutte sostanze utili all’organismo. Noi non siamo lavastoviglie in cui il calcio può creare incrostazioni, anzi di questi sali minerali ne abbiamo bisogno.
Queste sostanze normalmente sono assorbite tramite il cibo, ma possono essere assunte anche attraverso i liquidi.
La domanda che a questo punto è utile porsi è: quanti ne dobbiamo assumere?
Quanti sali minerali bisogna assumere?
La legislazione ha stabilito un valore massimo per alcuni degli ioni presenti nell’acqua oltre i quali non bisogna andare. Tuttavia riguardo al residuo fisso non vi è alcuna restrizione, quindi non c’è un valore massimo ne uno minimo da non superare.
La classificazione della acque minerali
In base al loro residuo fisso l’Istituto Superiore di Sanità suddivide le acque nel seguente modo:
- Acque minimamente mineralizzate, con un residuo fisso inferiore ai 50 mg per litro.
- Acque oligominerali, con un residuo fisso compreso tra i 50 e i 500 mg/l. Sono circa metà della acque minerali in commercio.
- Acque mediominerali, che hanno un residuo fisso compreso tre i 500 e i 1.500 mg/l.
- Acque ricche di sali minerali, che hanno un residuo fisso superiore a 1500 mg/l. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, il consumo di questo tipo di acqua va sottoposto al parere del medico dato che potrebbe avere effetti lassativi, effetti tra l’altro segnalati anche sull’etichetta della bottiglia.
Quale acqua è meglio bere? Qual è l’acqua migliore?
Questa domanda, che sembra quasi scontata, non trova una risposta univoca. Non esiste un’acqua “migliore”. In realtà non ha senso usare il residuo fisso come parametro per misurare la qualità dell’acqua.
Per questo motivo né la legislazione internazionale né le istituzioni sanitarie hanno fissato limiti massimi o minimi riguardo questo valore.
L’acqua con un alto residuo fisso fa venire i calcoli?
La leggenda metropolitana secondo la quale l’acqua che ha un alto residuo fisso fa venire i calcoli è falsa.
I calcoli renali sono composti di Ossalato di Calcio (CaC2O4) mentre l’acuqa minerale contiene Carbonato di Calcio (CaCO3).
Non vi è alcuna evidenza scientifica nella correlazione tra acqua ad alto contenuto di Calcio e calcoli renali precisa l’Istituto Superiore di Sanità.
Anzi, le acque ricche di Carbonati di Calcio sono utili alla prevenzione di tale disturbo. Invece le acque povere di sali minerali ne favoriscono l’insorgere. Quindi, a meno che non ci sia un medico a prescriverlo, non è utile limitare l’assunzione di Calcio.
Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità non ha fissato alcun limite al contenuto di sali minerali nell’acqua minerale. Non essendo stato ancora dimostrato alcun rapporto di causa-effetto tra Calcio, o comunque alta concentrazione di sali minerali, e calcolosi renale, l’OMS non può stabilire alcun limite né massimo né minimo per questi elementi.
Nel documento dell’OMS in questione viene anche detto che alcuni dati sperimentali parrebbero evidenziare un effetto benefico dell’assunzione di Magnesio e Calcio tramite acqua. Tuttavia questi effetti, notati in diversi studi, sono solo da considerarsi correlazioni e non rapporti certi di causa-effetto. Per questo non è stato fissato nessun valore minimo di presenza di queste sostanze nell’acqua minerale.
Per lo stesso motivo l’OMS non sconsiglia nemmeno il consumo di acque minimamente mineralizzate per la prevenzione ai calcoli renali.
Il Calcio, il Magnesio e in generali tutti i sali minerali vengono assunti anche tramite il cibo, oltre a questo i fattori che generano i calcoli renali sono molti. Per questo è difficile stabilire una legame certo tra l’assunzione di acque ad alto residuo fisso e questa patologia.
Occorre però fare una precisazione importante: tutti queste affermazioni e questa valutazioni sono valide per persone sane e senza patologie particolari.
Un po’ come succede per chi limita l’assunzione del glutine anche non soffrendo di celiachia, anche in questo caso si tende a limitare l’assunzione di sostanze utili all’organismo senza una giusta motivazione. Occorre sempre consultare un medico prima di fare una cosa del genere, altrimenti si rischia di fare soltanto danni.
Ci sono molti casi di persone che acquistano acque con un basso residuo fisso e poi assumono integratori di magnesio e/o calcio. Una cosa che non ha alcun senso.
Il residuo fisso cambia il sapore dell’acqua?
Questa non è una leggenda metropolitana, in effetti il residuo fisso altera il sapore dell’acqua. Non è vero che l’acqua è insapore, esso varia in base a numerosi fattori, uno di questi è il residuo fisso appunto.
Quindi, quale acqua comprare?
Se sei arrivato a leggere fino a questo punto probabilmente vorrai dei consigli riguardo a quale acqua acquistare.
Ebbene, in caso non si soffra di alcuna patologia e non si sia in alcuna condizione particolare allora si può scegliere l’acqua che piace di più. Basta farsi guidare dal proprio palato. Naturale o frizzante non fa differenza.
In casi particolari bisogna adattare l’acqua minerale alla propria condizione. Se si è sportivi, se si è in gravidanza o si sta allattando etc, allora sarebbe consigliato bere un tipo si acqua anziché un altro.
In questi casi bisogna farsi guidare dal proprio medico curante nella scelta di quale acqua bere.