Henry Every, il re dei pirati.

Il concetto di re dei pirati si è diffuso prevalentemente grazie al manga One Piece. In questa opera compare il pirata Gol D. Roger a tutti gli effetti considerato il re dei pirati. Abbiamo già visto che questa figura è ispirata in parte al famoso pirata Olivier Levasseur, personaggio che ha influenzato parecchio il modo in cui oggi vediamo i pirati.

Non tutti sanno che è esistito davvero un re dei pirati.

Henry Every: il vero re dei pirati

Henry Every, o anche Avery, era un pirata inglese vissuto tra il 1659 e il 1717. A farlo diventare il re dei pirati fu un impresa particolare che non era mai riuscita a nessuno. Riuscì a destabilizzare un’intera nazione nonché a diventare il più ricco pirata di tutti i tempi. La fama di Henry Every era dovuta principalmente a due colpi di fortuna che gli capitarono durante un assalto a un convoglio appartenente al Gran Moghul.

L’impresa che Every stava compiendo era già di per sé molto audace: si trattava di assaltare un’intera flotta di navi mercantili con relativa scorta.

Si trattava della flotta appartenente al al Gran Moghul, imperatore dell’India discendente diretto di Gengis Khan. Questo convoglio ogni anno trasportava migliaia di pellegrini alla mecca carico peraltro di grandi ricchezze.

Una cosa mai vista: un’alleanza tra pirati

Per riuscire nel proprio intento, conscio del fatto che non avrebbe mai potuto farcela da solo, instaurò un’alleanza con altri 5 pirati, una cosa mai vista prima di allora. Era il 1695.

Questi 5 pirati alleati erano:

  • Tew, sulla Amity e 60 uomini al suo seguito;
  • Joseph Faro, con la sua Portsmouth Adventure e altri 60 uomini;
  • Richard Want sulla Dolphin con 60 uomini di equipaggio;
  • William Mayes a bordo della Pearl con circa 40 uomini;
  • Thomas Wake con la Susanna e 60 uomini al seguito.

A questi si univa la nave di Avery, la Fancy, che vantava un equipaggio di 150 pirati. Henry fu eletto ammiraglio di questa flotta di pirati anche se era Tew a vantare più esperienza sul campo. Il pirata si trovò quindi alla guida di più di 400 pirati.

Questo a tutti gli effetti fu il primo, e forse unico, con consorzio di pirati della storia.

L’assalto alla flotta del Gran Moghul

Il convoglio del Gran Moghul era composto da 25 navi di diversa dimensione, diverso equipaggiamento e, di conseguenza, con diverse velocità. Durante la battaglia la flotta di sparse in mare aumentando la distanza tra le navi.

Anche la flotta dei pirati era composta da navi diverse e avvenne che la Dolphin, la nave di Richard Want, restò indietro. Per questo motivo il suo equipaggio venne evacuato a bordo della Fancy e la nave venne bruciata. Anche l’Amity e la Susanna rimasero indietro, la prima non raggiunse mai più il resto degli alleati anche perché Tew, il suo capitano, era rimasto ucciso in uno scontro a fuoco contro i nemici, la seconda sopraggiunse sul luogo della battaglia in un secondo momento.

L’assalto, con incluso inseguimento, durò diversi giorni. Una alla volta Every raggiunse gran parte delle navi del convoglio indiano e le assaltò.

Dopo qualche giorno i pirati riuscirono a raggiungere il Fateh Muhammed, nave che precedentemente aveva ingaggiato uno scontro con la nave di Tew, scontro nel quale il pirata era rimasto ucciso. La nave e l’equipaggio erano ancora provati dallo scontro precedente e perciò opposero poca resistenza ai pirati.

Il Fateh Muhammed apparteneva ad Abdul Ghaffar, il mercante più ricco di Surat. Ghaffar era talmente ricco che i suoi commerci erano paragonabili a quelli dell’intera Compagnia delle Indie messi insieme. Il bottino che Avery e i suoi conquistarono ammontava, come valore, a oltre 50.000 sterline, somma con la quale si potevano acquistare 50 navi come la Fancy. Dopo che il tesoro fu spartito tra i pirati ricominciò l’inseguimento.

L’assalto al Ganj-i-sawai

Restava ancora da abbordare e saccheggiare la nave più grande e più ricca: la Ganj-i-sawai.

Ormai erano rimaste solo 3 navi a portare avanti la battaglia: la Fancy, la Pearl e la Portsmouth Adventure.

La Ganj-i-sawai era una delle navi più temibili. Vantava un equipaggiamento di 80 cannoni e un equipaggio di oltre 400 uomini, oltre ai 600 passeggeri. Si presagiva uno scontro molto violento.

La fortuna di Henry Every

Il pirata Henry Every durante l’abbordaggio della Ganj-i-sawai ebbe due straordinari colpi di fortuna che gli facilitarono molto l’impresa.

Il primo colpo di fortuna fu che, durante una raffica di colpi di cannone, la Fancy colpì l’albero maestro della nave avversaria immobilizzandola e impedendole di compiere manovre elusive.

Il secondo colpo di fortuna fu che, mentre l’equipaggio della Ganj-i-sawai rispondeva al fuoco nemico un cannone difettoso esplose recando molti danni alla nave e uccidendo gran parte degli uomini.

In questo modo la nave del Gran Moghul divenne una facile preda e Henry Every riuscì a impadronirsi dei tesori che trasportava molto facilmente.

Il bottino su cui il pirata riuscì a mettere le mani era davvero consistente. Si stima che ammontasse a circa 500.000 sterline. Forse il bottino più grande di tutta la storia della pirateria.

L’impresa del pirata Every lo rese famoso in tutto il mondo, mai nessuno era riuscito a creare un’alleanza di pirati o a mettere le mani su un tesoro così grande.

La reazione del Gran Moghul

La notizia di quell’assalto compiuto nell’Oceano Indiano arrivò anche al Gran Moghul, il proprietario di quella flotta e imperatore dell’India.

La reazione del Gran Moghul fu molto particolare. Egli interpretò l’attacco dei pirati come un attacco da parte dell’Inghilterra, dato che essi erano appunto inglesi di origine e per questo inviò un comunicato alla corte inglese per far sapere che intendeva troncare ogni rapporto commerciale con loro. Questo comprendeva anche la chiusura delle fabbriche inglesi in terra indiana e l’espulsione di tutti gli inglesi dall’India.

L’Inghilterra, che con la sua Compagnia delle Indie Orientali non navigava in buone acque già da un po’ di tempo, si affrettò a rispondere al Gran Moghul che i pirati erano si inglesi ma erano delinquenti, fuorilegge che agivano per proprio conto. Inoltre la Compagnia delle Indie Orientali si offre di risarcire i danni subiti dal Gran Moghul anche se di fatto ne era estranea.

Inoltre il governo inglese dichiarò Henry Every hostis humanis generis, ossia nemico del genere umano ed emise una taglia di 500 sterline su di lui. Il pirata divenne quindi ricercato a livello mondiale.

Questa è la prima volta nella storia che una caccia all’uomo viene condotta a livello internazionale. La taglia, nel giro di poco tempo raddoppiò raggiungendo le 1.000 sterline, una cifra enorme per quell’epoca.

Per questo motivo la fama di Every cresce ulteriormente e diviene ben presto uno dei più famosi pirati di tutti i tempi, nonché una delle persone più famose del mondo.

La fine di Henry Every

Ma che ne fu di Every dopo la sua impresa? Dove andò? Cosa fece con il bottino accumulato?

A questo punto la storia diviene un po’ incerta e non si sa cosa effettivamente Every fece.

Alcuni sostengono che a bordo del Ganj-i-sawai ci fosse la figlia del Gran Moghul e che Every la rapì e andò a vivere con lei in Madagascar.

Altri invece ipotizzano che il pirata fondò una repubblica di nome Libertalia proprio in Madagascar. Essa aveva una sua bandiera e addirittura una sua lingua, la lingua degli uomini liberi. Una repubblica che doveva essere una nuova patria per tutti quei pirati che volevano vivere liberamente.

Ubicazione di Libertalia, Madagascar.

L’autore del “A General History of the Robberies and Murders of the most notorious Pyrates” sostiene che all’inizio davvero Henry Every insieme ai suoi si era stabilito in Madagascar ma dopo un po’ di tempo, per mancanza di stimoli e incapacità di godersi la ricchezza in una terra tanto sperduta, ritornò sotto falso nome in Inghilterra.

Lo scrittore aggiunge anche che Henry si affidò a dei commercianti che, in cambio di una percentuale, dovevano vendere per suo conto i diamanti rubati. Questi commercianti invece tennero tutto per loro e il pirata più famoso di tutti i tempi rimase senza nulla e passò l’ultima parte della sua vita chiedendo l’elemosina.

Si tratta comunque soltanto di teorie, nulla di attestato storicamente. Quello che si sa per certo di lui è che fu uno dei pochi pirati a non essere stato catturato e impiccato.