Qual è la psicologia di fondo degli insulti? E perché alcune volte sono improvvisi come un fulmine a ciel sereno?
Insulti motivati dalla rabbia ?
Partiamo da un esempio basato sul comportamento naturale di alcuni animali.
I polli sono famosi per avere un ordine gerarchico rigido, i polli che si trovano in basso nella gerarchia vengono beccati da tutti gli altri e il pollo che si trova in cima non viene colpito da nessuno. In definitiva la gerarchia dei polli è regolata dall’aggressione fisica.
In una società verbale, come quella umana, l’aggressività fisica è usata raramente per risolvere questioni di status: queste dimostrazioni di forza sono per lo più rimandate alle interazioni verbali. Un insulto può quindi essere interpretato come un tentativo di ridurre lo status sociale del destinatario e aumentare lo status relativo di chi lo ha insultato.
Se questa logica è corretta, possiamo presumere che gli insulti siano spesso motivati dalla rabbia che circonda i problemi di insicurezza riguardo il proprio status. Per questo è molto importante imparare a reagire agli insulti. Molti insulti sono reattivi: sono risposte a discorsi reali o immaginari proferiti da altri.
Viviamo in un periodo di estrema preoccupazione su come siamo percepiti dagli altri; gli psicologi sociali stanno registrando un costante aumento del narcisismo tra gli studenti universitari. C’è poco accordo sul motivo per cui questo stia accadendo, ma alcuni studiosi ritengono che più i bambini vengono misurati su scale valutative – test attitudinali, punteggi QI e GPA – più sensibili sono alle minacce relative al loro rango sociale.
Naturalmente, questa tendenza al narcisismo è accentuata anche dai social media, dove i partecipanti sono sottoposti a una valutazione incessante da parte di altri membri della rete che li incoraggiano a gonfiare in maniera smisurata il proprio ego, spesso a spese di altri. La preoccupazione per il modo in cui viene percepita la propria persona crea insicurezza sociale che può essere alleviata dando la caccia ad altri ‘polli’ ( persone) nell’area per insultarli e gonfiare così il proprio ego. I social network sono pieni di individui che danno rimproveri pungenti perché si divertono a farlo, e perché sono per lo più esenti dalle rappresaglie che ci si potrebbero aspettare nel mondo reale.
Contenuto degli insulti: stato, competenza, sesso e igiene
Lo scopo di un’offesa è quello di far retrocedere qualcun altro nella gerarchia dello status immaginario. Quindi non sorprende che gli insulti si riferiscano spesso allo status sociale di una persona in termini di ascendenza, mancanza di prestigio o appartenenza a un gruppo disprezzato; per esempio, nazisti o vagabondi. Tradizionalmente il contenuto degli insulti attraverso i secoli è monotono e prevedibile: molti insulti presentano una componente sessuale, si riferiscono a organi sessuali o alludono a un comportamento sessuale vergognoso o inefficace. Oltre allo status e alla sessualità , gli insulti infondono vergogna menzionando tratti poco attraenti: grasso, mancanza di capelli, calvizie e malattie contagiose.
Un altro modo per buttar giù una persona è mettere in discussione la sua intelligenza o competenza mentale generale; ai fini degli insulti, le vittime sono invariabilmente “stupidi” o “pazzi”.
La logica di chi insulta prevede che se il destinatario è timido o non risponde, allora il proprio status sociale aumenta in relazione a quello della vittima. Colui che offende è colui che ‘becca’ piuttosto che colui che viene beccato. Naturalmente non tutti gli insulti sono uguali: alcune offese mancano il loro bersaglio e non hanno alcun impatto sullo status relativo alla vittima.
Obiettivo: una freccia sparata sopra la casa che non colpisce nessuno
Viviamo in un’epoca in cui gli insulti sono dispensati così liberamente da minacciare la sostenibilità finanziaria delle piattaforme di social media come Twitter. Infatti, Twitter ha recentemente emesso un codice di condotta per gli utenti progettato per escludere i peggiori trasgressori delle norme morali; altri siti come Facebook hanno subito seguito l’esempio.
Per coloro che amano distribuire insulti, Internet è un ambiente perfetto, che può offrire uno scudo di anonimato e un’assenza di conseguenze. La domanda più grande è se la frequenza di attacchi personali immotivati cavalcherà l’ondata di crescente narcisismo o soccomberà ai controlli sociali?
C’è un futuro riguardo agli insulti?
Le comunità equilibrate mantengono la loro solidità riducendo al minimo gli insulti diretti. Di qui le elaborate tradizioni di cortesia e rispetto che si trovano nelle comunità del passato del mondo reale; le persone si sono comportate in questo modo per evitare rabbia, dispute e violenza inutili.
Le comunità online sono sempre più preoccupate delle conseguenze distruttive derivanti da flame, troll e vandali. Per combattere questi fenomeni si stanno istituendo meccanismi per punire chi viene identificato e per bannare coloro che violano i codici di decenza.
Tali meccanismi sono già radicati in applicazioni come Uber e Airbnb. Presto anche i social media saranno regolati, ed era anche ora. L’unico problema è che gli utenti potrebbero in definitiva ricevere un punteggio di moralità, o buona condotta, online che amplificherà il narcisismo collettivo e ci farà desiderare di ‘beccare’ ancora di più i nostri vicini.
Le galline sono irrequiete!